“Lo stress, questo sconosciuto”, “il problema del secolo”, “chi è oggi che non ce l’ha?”. Queste ed altre frasi fatte continuano a farci compagnia tutti i giorni, al punto che ormai non ci facciamo più caso; lo stress è entrato a far parte del nostro vivere quotidiano e, alla fine, lo accettiamo come compagno di vita.
Qualcuno arriva persino a dire che “lavora meglio sotto stress” (ma non sarebbe meglio lavorare con calma?)!! Domanda: Che relazione c’è fra stress e malattie cardiovascolari (visto che qualunque medico sa perfettamente che la gestione dello stress in quelle patologie è fondamentale)?
Perché gli infarti cardiaci sono così frequenti anche nei soggetti più giovani ? Come mai l’ipertensione arteriosa sembra quasi essere diventata una epidemia ? Cerchiamo di rispondere a queste domande.
La teoria dei tre cervelli
Partiamo da alcuni concetti di neurofisiologia e neuroanatomia (li dovete sapere anche voi, non solo i medici!!). L’essere umano ha (anche se non sembrerebbe!) tre cervelli: il primo viene chiamato “cervello rettiliano”, ed è simile a quello degli anfibi, dei rettili e degli uccelli. Questo tipo di cervello controlla i centri vitali, come il battito cardiaco, il respiro e gli istinti più primordiali.
Questa parte del sistema nervoso non può ragionare o fare calcoli matematici (avete mai visto una rana o un serpente farli?), ma senza di questo noi non potremmo sopravvivere. Esso è quello filogeneticamente più antico.
Poi abbiamo il “cervello limbico”, che gestisce le emozioni positive e negative; è con questo che proviamo rabbia, tristezza, oppure gioia, felicità. Molti animali ce l’hanno, come i cani, i gatti; questa struttura rende possibile quello che gli americani chiamano “hindsight”: è il cosiddetto “senno di poi”. In altre parole, possiamo far tesoro delle esperienze passate (sbagliate o meno) per migliorarci: sbagliando s’impara! Il bambino piccolo lo usa quando tenta più volte di fare un movimento ben calibrato e, dopo vari tentativi, finalmente ci riesce.
Il terzo cervello viene chiamato “corteccia cerebrale”: è quello filogeneticamente più recente, tipico dei primati e degli esseri umani. Questo ha a che fare con il “foresight”, cioè ci permette di vedere prima le conseguenze che una decisione avrà nel futuro. Coinvolge attività come il pianificare, il pensare, risolvere i problemi, ragionare. Un’altra sua importante funzione è quella di monitorizzare ciò che fa il cervello limbico (quello precedentemente descritto).
Facciamo un esempio: la persona viene offesa profondamente; si sente ferita e molto arrabbiata. Deve, a questo punto, decidere come reagire: il terzo cervello le offre diverse possibilità. Può vendicarsi, parlare e risolvere il conflitto, perdonare, o altre scelte. Pensate che cosa può succedere se noi non avessimo la corteccia: potrebbe partire un impulso di ferire o uccidere, e la persona lo farebbe senza possibilità di inibizione (e talvolta accade!). Quindi, potremmo identificare la corteccia cerebrale come la sede della nostra coscienza.
Connessione cervello-cuore
In California c’è un istituto (si chiama Institute of Heartmath, il cui fondatore è Doc Childre www.heartmath.org) che sta attivamente studiando l’impatto dello stress sull’organismo, e soprattutto su due organi che sono appunto il cervello e il cuore: hanno fatto delle scoperte straordinariamente importanti di cui parleremo. Ma la cosa più importante è che finalmente hanno proposto tecniche (che personalmente sto applicando in terapia) molto semplici e rigorosamente non farmacologiche, che consentono di gestire lo stress in modo rapido, equilibrando i rapporti fra cervello e cuore: immaginate i vantaggi per i cardiopatici e gli ipertesi, per non parlare di tutte le altre malattie correlate allo stress!!!
Ma torniamo ai cervelli. In quello limbico (il secondo), c’è una piccola struttura, simile ad una mandorla, chiamata amigdala: imparate a conoscerla, cari lettori, poiché questa ha una responsabilità enorme sul nostro benessere o malessere!
Questa è rimasta identica fin dall’epoca dell’uomo (o donna) preistorico/a. In altre parole, i cavernicoli dell’età della pietra ce l’avevano identica alla nostra; una struttura che è rimasta immutata dall’alba del genere umano fino ad oggi deve avere una straordinaria importanza, non credete?
L’amigdala è il serbatoio delle memorie emozionali ed ha un compito enormemente importante: quello di proteggerci e farci sopravvivere. Senza di essa, l’essere umano non sarebbe arrivato ai tempi nostri.
Ma c’è un problema: essa non ragiona!! E inoltre, non le possiamo chiedere di farlo: non è il suo compito!! Ricordate? E’ il compito della corteccia (terzo cervello) quello di ragionare.
Risulterà chiaro, a questo punto, che l’amigdala può scattare da un momento all’altro e farci reagire al pericolo “presunto o reale”: se reagiremo di fronte ad un pericolo reale (eustress o stress fisiologico di breve durata), essa ci avrà salvato la vita; ma se reagiremo di fronte ad un pericolo assente (per esempio con un attacco di panico), avremo il di-stress o stress patologico che potrebbe diventare cronico e rischieremo di somatizzarlo in qualche organo.
Continueremo a parlarne prossimamente.
Dr. Vaccai Danilo
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